Ago 17

Bagagli…

Piccolo aggiornamento tanto atteso… dopo aver effettuato il check-in ci siamo finalmente ricongiunti ai nostri bagagli ed ora possiamo anche cambiarci e, per quanto mi sia affezionato a questo stile tettesco, posso anche tornare a mettermi delle scarpe.

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Ago 16

II tappa, Death Valley

115°F, 46.1°C, a detta di una guida il posto più caldo della Terra, l’altra meno intraprendente si limita a definirlo il posto più caldo degli Stati Uniti. Comunque sia fa caldo, molto caldo, talmente caldo che respirando si sentono scottare le narici. Uno probabilmente dei posti più inospitali della Terra, ma allo stesso tempo lasciatemelo dire, uno dei più affascinanti che io abbia mai visto.

Arriviamo all’interno della Death Valley intorno alle 3 del pomeriggio, la macchina tiene bene, sia la temperatura interna che la temperatura dell’acqua, uno dei fattori da tenere sempre in costante controllo quando si arriva in situazioni cosi estreme.

Non essendo riusciti a partire presto la mattina, in quanto impegnati nel rifarci un minimo di guardaroba a spese di U.S.Airways o di chi per loro, decidiamo di affrontare la DV solo dopo pranzo. La meta del pranzo è la carinissima cittadina di Lone Pine, situata sullo svincolo che dalla 395 porta o a Las Vegas (passando per la DV appunto) o a Los Angeles. Finalmente riusciamo a mangiare un hamburger come si deve in un caratteristico saloon del luogo.

Finito il pranzo cominciamo a scavalcare la prima serie di montagne che ci porterà all’interno della Valley, il paesaggio è a dir poco marziano, stupendo. La strada è un continuo sali e scende, si va in pochissimo tempo da 2000 a 4000 ft. e poi ancora 2000 fin quando arriviamo in quel luogo terrificante che sono le dune all’interno della valle. Decidiamo di scendere per fare una passeggiata sulle dune e per fare qualche scatto ma ci rendiamo conto che la situazione è veramente critica, camminare è difficile, la sabbia ha una temperatura pazzesca e la disidratazione fa subito da padrona. Immaginate di essere in una sauna a cielo aperto senza possibilità di uscita se non ovviamente il refrigerio della propria macchina. Il pensiero che da un momento all’altro qualcosa possa bloccare il funzionamento del condizionatore è comunque sempre presente.

Il tutto è stato anche condito da uno spettacolare passaggio di un F16 americano in virata nel bel mezzo di un canyon dal quale si poteva osservare il fondo del deserto situato sotto il livello del mare.

Terminata la sosta alle dune procediamo verso l’avamposto di Furnace Creek. Una vera e propria oasi nel deserto con annesso campo da golf (ma chi ci va a giocare a quelle temperature? beh forse non ad Agosto la situazione è vivibile, ma di sicuro non cosi estrema).

Prima di Furnace però ci concediamo un’altra sosta per visitare un laghetto prosciugato nel quale si dovrebbe trovare una distesa di sale su cui camminare. Una camminata di 30 minuti sotto i 46 gradi mi permette di capire cosa sono le visioni ed i miraggi. Per favorire la passeggiata il tutto avviene sopra una passerella di legno; in effetti non ho ben capito se la passerella aiuta ad evitare il contatto con la sabbia o ad evitare i serpenti raffigurati su tutti i pannelli indicanti la fauna del luogo.

La tappa subito successiva a Fornace Creek è lo Zabrieskie point qualche miglio subito a sud. Zabrieskie da quello che ho letto è stato il proprietario della compagnia che ha trasformato la Death Valley da luogo minerario (soprassediamo sulle condizioni di lavoro del luogo) a luogo di passaggio per turisti. Il fascino di questo punto è indescrivibile, da qui si possono ammirare nello stesso momento il punto più alto ed il punto più passo degli Stati Uniti, il tutto avvolto in una cornice di dune e rocce dal sapore veramente alieno.

Ancora pieni di meraviglia dirigiamo verso la nostra destinazione di oggi, la cittadina di Pahrump alle porte di Las Vegas. La fortunata organizzazione della giornata ci consente di arrivare con il chiaro, cosicché approfittiamo per fare una visita a WalMart e fare scorta di acqua, la gita alla Death Valley ci ha fatto praticamente terminare le 30 bottigliette comprate il giorno precedente.

Finita la spesa arriviamo al nostro Best Western, due spanne sopra al Motel6, la camera è grande, il bagno normale ed il tutto tenuto molto meglio, l’unica cosa uguale è la cifra che abbiamo speso. Cenetta esagerata, nel senso che abbiamo ordinato troppo in un locale in Nascar Style, macchine paraurti e cofani ovunque, pizza 19” pollici americana (non male) e birra. Poi tutti a letto.

La sveglia arriva presto, per la Valli alle 4, il fuso è l’attesa dei bagagli fanno da sveglia, per me alle 6, giusto in tempo per chiamare l’hotel Montecarlo di Las Vegas, verificare di avere una prenotazione (era stata fatta ancora con Booking.com), e chiedere gentilmente di accettare i nostri bagagli in caso arrivassero in giornata.

[parentesi bagagli]

Chiedendo enormemente grazie al cognato (fratello per uno di noi due) italo-americano che ha contattato personalmente US Airways per capirci qualcosa, alle 10 del mattino chiamo anche io US Airways per avere maggiori informazioni. I nostri bagagli sono in viaggio, dovrebbero atterrare a San Francisco e da li essere portati al Montecarlo Hotel di Las Vegas… vedremo…

[fine parentesi bagagli]

Come sempre ecco la mappa della tappa di oggi…

e le foto della giornata…

2011-08-15 Mammoth Lake Pahrumps

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Ago 16

I tappa, Yosemite ed epopea bagagli

8.20, la navetta per l’aeroporto ci attende, saliamo e diamo il via al secondo grande tour per gli USA. La prima tappa è l’autonoleggio “National” al quale recuperiamo una jeeppissima Jeep Grand Cherokee. Sebbene non sia l’ultimo modello, la cosa ferisce emotivamente uno di noi, le dimensioni sono più che adeguate per portare noi ed i nostri bagagli anche se certamente la mancanza della metà di questi favorisce di molto la gestione dello spazio.

La prima tappa è la colazione, fondamentale per un buon viaggio, e cosa non di meglio se non un McDonald’s nella prima periferia di San Francisco, molto mac molto USA molto mediocre e temperature molto alte; a due giorni ho ancora problemi a sentire i gusti dopo aver accarezzato lo strato superiore della bevanda che loro chiamano caffé.

Cosa importante negli States è entrare subito in contatto mistico con l’odore di cannella, ogni cosa sa di cannella o per lo meno ne ha un retrogusto ed infatti anche il caffé, una volta raggiunta una temperatura sotto i 100 gradi (Mac deve avere un brevetto per mantenere le sostanze allo stato liquido anche dopo aver superato di molto la temperatura di ebollizione), ha il suo retrogrusto di cannella.

Finita la colazione ci lanciamo verso la statale 120 e dopo una sosta merenda da un venditore di frutta fresca cominciamo le salite che ci portano al National Yosemite Park.

La cornice è chiaramente quella americana anche se devo dire che il paesaggio non è molto diverso da quello che si può trovare sulle nostre Dolomiti, unica cosa è tutto più grande, gli alberi sono più alti, i pendii più ripidi, i guard-rail più assenti (non ci sono) e i pareti di roccia più ripide e lisce. Per il resto però l’idea è quella, bellissime montagne, grandi foreste e fiumi che formano diversi laghetti. In uno di questi abbiamo anche bagnato i piedi in segno di rispetto verso i nostri piedi che erano in cottura da ormai due ore.

[parentesi bagagli]

Piedi i miei costretti a vivere dentro un paio di sandali stile tedesco in attesa dei bagagli che neanche oggi hanno intenzione di presentarsi al nostro cospetto. Durante il tristissimo pranzo allo Yosemite (non si deve mai mangiare dentro i parchi) faccio 40 minuti di telefonate in seguito a diversi problemi sorti nel recupero dei bagagli. Una innoqua telefonata all’hotel che ci avrebbe accolto la notte successiva si è trasformata in 40 minuti di telefonate, cancellazioni e prenotazioni di nuove camere. Nel chiedere gentilmente di accettare i nostri bagagli alla reception dell’Hotel (alla fine di questo viaggio avrò guadagnato diversi punti esperienza in telefonate con persone americane dal chiaro accento non americano) scopro che non abbiamo assolutamente nessuna camera prenotata all’hotel e che la prenotazione fatta con Booking.com (ricevuta della conferma in mano mia) non era stata fatta all’Hotel. Secondo il mio modesto parere l’addetto della reception non ha capito il mio nome e non ha trovato la prenotazione ma fatto sta che ho dovuto fare una nuova prenotazione, cancellare la vecchia e richiamare (sono pur sempre americani) per chiedere di accettare i nostri bagagli nel caso fossero arrivati li in serata. Tutto questo si è comunque rivelato inutile, i nostri bagagli al momento della telefonata erano ancora a girare nel parco dei divertimenti dei bagagli all’aeroporto di Parigi.

[chiudo parentesi pagagli]

Finita la passeggiata ci rendiamo conto che ormai sono le 17.00 e abbiamo ancora 2,5 ore di strada per arrivare al nostro Motel, decidiamo quindi di rimetterci in marcia e tra cambi di guida, nausee, fuso orario che attacca e dopo aver fatto un passaggio su di una strada spettacolare in mezzo alle rocce arriviamo finalmente al nostro primo Motel, il Motel 6 di Mammoth lakes.

La catena Motel 6 è particolarmente economica ma capiamo presto perché ammirando l’architettura dei bagni praticamente scolpiti in un garage, senza piatto doccia e senza particolari fronzoli. Siamo comunque troppo stanchi per poter riflettere sulla cosa, ceniamo velocemente in un localino del luogo (cittadina molto carina) e andiamo a passare la nostra prima notte on the road sperando che il giorno dopo arrivino finalmente i nostri bagagli.

Ecco qui la mappa del percorso del primo giorno…

Ed ecco anche il link alle foto del primo giorno

2011-08-14 San Francisco Yosemite Mammoth Lakes

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Ago 13

Arrivo a SFO

Ore 7 di sabato 13 Agosto, puntuali come il canone a Gennaio siamo all’imbarco del volo che ci porterà a Parigi carichi per la nuova avventura. Sono passati solo una ventina di minuti da quando ci siamo recati al check in di Air-France rassicurati sul fatto che i nostri bagagli sarebbero andati direttamente a San Francisco.

Scalo a Parigi e di nuovo di corsa per arrivare al gate della US Airways per essere imbarcati sul volo 787 che ci porterà in quel Charlotte, ridente cittadina del north Carolina in cui cambieremo nuovamente aereo (ci sarebbe dovuto essere solo 1 scalo).

Primo segno sinistro è il non funzionamento del monitor del mio sedile, ho fatto tutto il viaggio osservando una freddissima scritta “Uploading conf.xml” di fronte a me. Fortunatamente la hostess mossa a compassione ad un certo punto mi ha caricato manualmente un film e per due orette ho avuto anche io il mio monitor.

Arrivati a Charlotte passiamo per tutti i vari controlli da fare all’ingresso sul suolo americano e, secondo segno sinistro, al riconoscimento bagagli questi non ci sono, tutti i bagagli di tutti gli italiani per San Francisco non ci sono. Troviamo un’altra signora italiana habitué di quella tratta e ci spiega che 2 volte su 3 con Air France succede questo. In effetti Air France non è Star Alliance come US Airways e questo potrebbe essere parte natura del disagio. Fatto sta che mi viene anche comunicato che molte volte i bagagli si trovano direttamente a San Francisco. Fiduciosi di questo ci imbarchiamo per un volo interno di 5 ore verso San Francisco.

Arrivati a San Francisco corriamo carichi di fiducia al carosello dei bagagli e come succede spesso prendiamo la nostra fiducia e ci facciamo un’impepata di cozze. I nostri bagagli non sono arrivati a SFO ma non hanno neanche lasciato Parigi, Air France non li ha caricati. Facciamo tutta la procedura riguardante lo smarrimento (tramite US airways che però non ritiene di avere colpe non avendo mai ricevuto i bagagli da Air France) e partiamo per l’Hotel con un Taxi; in realtà non ci siamo accorti che c’era la navetta gratuita ma eravamo troppo stanchi e incazzati per poter ragionare.

Arrivati all’hotel troviamo i nostri amici, andiamo a cena e corriamo a dormire dopo 21 ore di viaggio senza i nostri bagagli. Il sonno arriva e riporta con se un minimo di speranza sull’arrivo dei nostri bagagli per il giorno successivo, speranza che verrà ben presto affettata come un salame un Natale.

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Ago 13

Si parte

Solo 4 ore fa atterravo a Bologna (la valli è arrivata anche lei in mattinata) dopo un viaggio di lavoro a Parigi e tra 4 ore saremo di nuovo in aeroporto per il nostro secondo grande viaggio verso gli States facendo scalo nuovamente a Parigi. Potevo aspettare li direte voi, certo ma non sapevo del viaggio di lavoro fino a 3 mesi fa ed i biglietti erano già pronti e soprattutto io amo volare che è più che sufficiente.
Ho di fronte a me 2 misere ore di sonno ma guardando oltre in realtà di fronte ci sono 3 settimane di sogni in giro per il lontano far west.
Il programma prevede partenza ore 7.20 da Bologna, scalo a Parigi e partenza alle 11.10 per la volta di Charlotte dove cambieremo nuovamente aereo muovendo infine verso san francy nella quale dovremmo atterrare alle 19.10.
In questo viaggio non saremo soli, verremmo infatti anticipati a san francisco da due nostri amici che ci accompagneranno nell’avventura.
Sveglie cariche… Valige “quasi” chiuse ed emozione che sale ora che posso rendermene conto. L’arrivo a casa oggi è stato modello pit-stop formula 1; per ottimizzare i tempi ho spento la macchina di fronte al garage e la valli era già pronta con la lavatrice aperta per lavare i vestiti utilizzati questa settimana a Parigi (io non ho ricambi per 21 giorni). Ora stanno asciugando, che chi volete voi ce la mandi buona, o per lo meno mangiabile diceva quel tizio.
A domani per i primi racconti di viaggio… Ora dormo una 130ina di minuti :-)… Billy arriviamo

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Lug 13

Un mese

Manca solo un mese alla partenza per il secondo grande viaggio della nostra nuova famiglia.

[S]fortunatamente Nell’ultimo mese la nostra attenzione è stata tutta assorbita dai relativi campi professionali in quanto entrambi abbiamo avuto occasione di cambiare il nostro lavoro nello stesso periodo. Per questo abbiamo avuto veramente poco tempo per organizzare il viaggio.

Fatto sta che si sta avvicinando il momento di programmare definitivamente percorso e soste, alla luce soprattutto della lieta novella che ci accompagnerà durante quest’avventura [no non siamo noi quelli che aspettano nuovi arrivi].

Possiamo quindi scoprire quella che sarà la nostra metà di arrivo, nonché punto di partenza e di ritorno del viaggio, e la prima tappa…

L’arrivo è programmato per la sera del 13 Agosto in quel di San Francisco in concomitanza con il concerto dei Muse a cui sarà probabilmente impossibile andare considerando la dozzina di ore di viaggio e la mattina seguente subito partenza per lo Yosemite Park… stiamo arrivando…

Il viaggio già in se stesso si prospetta come una divertente avventura, il giorno prima della partenza una parte di noi sarà a Parigi per lavoro, quindi ritorno da Parigi, noleggio macchina in aeroporto, passaggio da casa per ritiro altra parte e bagagli, ritorno all’aeroporto, ritorno a Parigi e via per gli USA… non vediamo l’ora!!!

Per chi fosse poi interessato sono state pubblicate le foto del Ferrari Day in quel di Ravarino… ecco il link…

FerrariDay@GiugnoRavarinese

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Giu 19

Meno di 2 mesi

Approfittiamo di questo week end, uno dei pochi, tranquillo al “caldo” della nostra casetta per fare qualche anticipazione riguardante il viaggio estivo.

L’arrivo è programmato per il 13 di Agosto in quel di San Francisco (la sera stessa suoneranno anche i Muse ma sarà difficile riuscire ad arrivare in tempo per il concerto) e, dopo una notte di riposo in un hotel nei pressi dell’aeroporto (al momento non ricordo il nome) daremo il via a 20 giorni di “On the road” sulle strade americane.

Il primo impegno del mattino riguarderà il ritiro del mezzo di trasporto, un Dodge Caravan prenotato dal sito e-noleggio.it gentilmente consigliato da amici.

Mancano quindi meno di due mesi, comincia la preparazione dei documenti e la pianificazione finale del viaggio che verrà documentata su questo spazio, sia per ammazzare l’attesa sia per dare l’occasione a chi è già stato in quei posti di darci suggerimenti e consigli utili.

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Giu 18

Un assaggio della sfilata

Puntuale come un orologio svizzero ieri sera è avvenuto il passaggio simbolico della fiera da Ravarino a Rami. Per quanto questo spazio sia dedicato prevalentemente ai nostri viaggi vale la pena accennare alla manifestazione in quanto capace di coinvolgere la gran parte del paese. Bella serata veramente. Non esistono solo le grandi città, non esistono solo standardizzate serate mondane travestite da finti eventi unici, esistono anche piccoli paesi in grado di coinvolgere un gran numero di persone in nome del vivere comune e della condivisione.

Buona domenica a tutti.

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Giu 07

Gorgogna

Una nota a margine del nostro viaggio di rientro dalla Sardegna che mi ero ripromesso di pubblicare riguarda una piccola isoletta al largo di Livorno.

Immerso nell’osservare in tempo reale il nostro spostamento sulla mappa ho notato ad un certo punto una minuscola isoletta sulla nostra sinistra poco più a nord di Capraia.

Incuriosito mi sono immediatamente documentato scoprendo che l’isola in questione si chiama Gorgogna (probabilmente mi starete tutti dando del provolone che non sa nulla di geografia). A parte le informazioni fornite dall’onnisciente wikipedia, vi è anche un interessantissimo sito internet interamente dedicato all’isola.

Basta dare un’occhiata alle prime righe presenti in homepage per capire però che quella che la mia fantasia stava trasformando in una papabile gita fuori porta di un certo tipo in un certo paradiso in realtà potrebbe essere una tradizionale storia all’italiana…

[…] Per quei pochi che la conoscono, infatti, l’isola di Gorgona è solo sede di una colonia penale all’aperto. Potrebbe essere un paradiso terrestre, invece il totale abbandono di questa sua frazione da parte del Comune di Livorno, la cattiva gestione e lo sperpero di risorse ministeriali da parte del ministero di Giustizia, spesso con la scusa di progetti pilota per la redenzione dei detenuti, ne fa un pozzo senza fondo sempre più vicino, per chi ci vorrebbe abitare, all’inferno di Alcatraz […]

Ovviamente io non ne so nulla e mi limito a riportare le prime righe presenti sul sito con il rischio di non dire nulla o dare informazioni sbagliate, il tutto potrebbe essere però spunto per qualcuno per informarsi e magari trovare un bel posto da visitare.

 

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Giu 05

Sardinia e ritorno

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Qual miglior modo di festeggiare il proprio compleanno se non quello di passare 4 giorni in quell’angolo di paradiso che è il nord della Sardegna.
Annullato il nostro week end siculo causa “operazioni militari” decidiamo di approfittare del ponte del 2 giugno per farci un pó di mare e mangiare del buon pesce, unico alimento non ancora falcidiato dalla strategia del terrore alimentare; sono convinto comunque arriverà anche il suo turno, o forse c’è già stato e semplicemente non ricordo.
A parte questo, le giornate sarde sono state caratterizzate da un dolce far niente nel più regale dei relax, unico impegno giornaliero svegliarsi.
Ottime cene a base di pesce, tonnellate di cozze [bisognava fare il pieno considerando che quest’estate non saranno certo il piatto del giorno] e buon vino bianco, il tutto condito da uno spumeggiante sole di giugno a tratti nascosto ma mai bagnato. Solo l’arrivederci di oggi é arrivato a bordo di un bel temporale ma penso sia sempre meglio lasciare un posto di mare accompagnati da tuoni e fulmini.
Ore 21.32, ecco di fronte a noi il porto di Livorno, o Leghorn come sapientemente e internazionalmente suggerisce il navigatore, prepariamoci ad accendere la macchina e partire per quel di Ravarino, ridente località emiliana che dovremmo raggiungere in due orette.

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